I bambini autistici preferiscono i gatti: lo studio

Un animale domestico è fonte di benefici per tutti i bambini, stimola la socialità e il senso di responsabilità, oltre che giovare al microbioma dei più piccini. Ma a quanto pare non tutti i pet vanno bene per tutti i bambini.

I bambini autistici ad esempio preferiscono la compagnia dei gatti. A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology e condotto dagli esperti dell’Università di Rennes.

La ricerca è stata condotta su 42 soggetti di età compresa tra 6 e 12 anni, 23 dei quali con diagnosi di disturbi dello spettro autistico, che sono stati osservati mentre si relazionavano con i loro animali domestici.

Ciò che è emerso è che i bambini affetti da autismo traggono maggior beneficio dalla relazione con animali poco invasivi. Per giungere a questa conclusione sono stati presi in esame due parametri. Il primo è la produzione di ossitocina nei bambini e il secondo l’attenzione sociale visiva.

I bambini autistici preferiscono i gatti: lo studio
L’ossitocina

L’interazione con un animale domestico è responsabile della produzione nel nostro corpo di ossitocina, chiamata anche “ormone dell’amore”. Ebbene, questo accade principalmente incrociando lo sguardo di creature socievoli e cooperative come i cani. Nel caso di bambini autistici, questo tipo di contatto è però più semplice che si instauri esclusivamente con i gatti. La natura schiva dei felini sarebbe un aiuto alla socialità: i cani sono infatti più invadenti e richiedono un attaccamento maggiore.

Inoltre, l’energia e l’entusiasmo dei cani potrebbero mettere a disagio e richiederebbero comunque delle responsabilità che i bambini con disturbi dello spettro autistico non sono predisposti ad assumere.

 

L’attenzione sociale visiva

Il divario principale tra cane e gatto sta quindi proprio nella loro diversa natura e quindi dal tipo di approccio. Il cane è un animale estremamente sociale, continuamente alla ricerca di un contatto visivo. Come gli esseri umani, fonda le relazioni con altri individui attraverso quella che viene chiamata, appunto, attenzione sociale visiva.

I bambini autistici, invece, fanno meno affidamento sulla comunicazione visiva e hanno modelli di attenzione diversi, più compatibili con gli sguardi più fugaci dei gatti e l’indipendenza che li caratterizza.

Il gatto non manifesta il bisogno di interazione e contatto visivo costanti facilitando il contatto e aumentando i livelli di empatia in questo particolare tipo di bambini.

Ecco lo studio

 

Fonte: La Stampa